La profezia che si autoavvera – dall’autoinganno disfunzionale a quello terapeutico 20


                                                                                                                             

LA PROFEZIA CHE SI AUTOAVVERA – UTILE STRUMENTO IN PSICOTERAPIA BREVE STRATEGICA

L’aforista russo Boris Ostanin scrive: “la mente, è un utensile per l’inganno”.

Quanto spesso la nostra mente ci inganna?
Ipotizziamo di avere una discussione con il nostro partner e iniziare a pensare che non ci ami più come prima. Da questa prima idea inizieremo – dato l’avvilimento creato da questo pensiero –  a trascurarci, a essere più sulle nostre, piano piano ad allontanarci creando nel rapporto quella frattura tanto temuta.
Questo fenomeno noto in letteratura come “profezia che si autoavvera” viene spesso identificato con un’accezione negativa, ma se utilizzato con tecnica e all’interno di una determinata strategia terapeutica è in grado di rompere meccanismi disfunzionali e vere e proprie patologie.
Diverse sono le discipline che negli anni si sono occupate di questo, dalla sociologia quando nel 1948 Robert Merton nel libro “Teoria e struttura sociale” ne parlò traendo ispirazione dal Teorema di Thomas, sociologo americano che affermò che “se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. L’esempio citato da Merton è quello di un insieme di investitori che temendo il crollo del proprio istituto bancario si recano in massa a prelevare i propri risparmi, portando quello che prima era un istituto di credito solido e garantito al fallimento ipotizzato. L’economia si è occupata dello studio di questo fenomeno nel comportamento legato alla compravendita di titoli e azioni. Anche la medicina se ne è interessata lungo tutto il filone di ricerche sull’effetto placebo.
Uno dei più noti studi su questo tema è sicuramente quello di Robert Rosenthal presentato nel libro “Pigmalione in classe”. In questo studio del 1965 Rosenthal e Jacobson comunicarono a diversi insegnanti i nomi di alcuni bambini della classe che avrebbero ottenuto punteggi elevati all’Harvard Test of Inflected Acquisition- test inesistente e nomi scelti casualmente. Dopo questa notizia i due professori e ricercatori somministrarono un test per valutare il Q.I della classe, lasciarono poi che il tempo e le aspettative lavorassero. Un anno dopo, riproponendo il test, i nomi indicati avevano migliorato il loro quoziente intellettivo, alcuni  fino a 15 punti in più rispetto al resto della classe.

Come utilizziamo la profezia che si autoavvera in psicoterapia breve strategica?
Il terapeuta si può avvalere di questo benevolo autoinganno dal momento in cui definisce un obiettivo di lavoro insieme al paziente, poichè la persona si proietta in uno scenario al di là del problema talmente concreto da iniziare a crederlo e renderlo possibile, al momento in cui forniamo prescrizioni di comportamento.
Pensiamo a chi vive nel costante pensiero di non piacere agli altri. Come sarebbe la sua vita se gli chiedessimo solo per mezz’ora al giorno di comportarsi come se fosse simpatico a tutti? Guardando quindi le persone negli occhi, regalando un sorriso e magari provando a scambiarci qualche battuta?
Se è vero, come scrive George Orwell che “la realtà esiste nella mente umana e non altrove” dovremmo chiederci quali realtà ci stiamo perdendo?

Dott.ssa Cristina Di Loreto – Psicoterapeuta specialista in Psicoterapia Breve Strategica

Bibliografia:

Watzlawick P, Nardone G (a cura di), 1997 Terapia breve strategica. Cortina, Milano.

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